Sono state violate le disposizioni del Codice della privacy e i principi della Carta di Treviso per la tutela dei minori in un filmato trasmesso in tv da Padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Chiesa Pontificia, curatore di una rubrica del noto programma di Rai Uno “A Sua Immagine”.
Lo afferma il Garante per la protezione dei dati personali, a conclusione dell’istruttoria avviata dopo l’esposto dell’associazione Tutor di Potenza.
Lo afferma il Garante per la protezione dei dati personali, a conclusione dell’istruttoria avviata dopo l’esposto dell’associazione Tutor di Potenza.
I FATTI - Un giovane inquadrato con la moglie e con il figlio piccolo ha raccontato di aver subito abusi e di essere stato omosessuale. La sua testimonianza è andata a finire su Rai Uno, presentata e commentata da Padre Raniero Cantalamessa nel programma “A Sua Immagine” del 30 dicembre 2006. Dopo aver fatto notare il vissuto traumatico del giovane, Cantalamessa ha affermato che questi ha risolto la sua omosessualità grazie all’aiuto di un “gruppo di sostegno”. Secondo il Garante, la trasmissione dell’intervista senza che il minore venisse reso non identificabile si pone in contrasto con le disposizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali e del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, nonché con i principi dettati dalla Carta di Treviso, secondo cui “il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano ledere la sua dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazione lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori”.
“Nel caso di specie – scrive il Garante nella nota – l’intervista effettuata dai genitori del minore ha riguardato anche aspetti estremamente delicati relativi a vissuti dolorosi di uno dei genitori (abusi sessuali subiti da parte di un familiare), raggiungendo momenti di particolare tensione emotiva nella coppia (diverse manifestazioni di pianto), come documentano le immagini mandate in onda nel corso del servizio televisivo. Nel contesto generale del servizio sarebbe stato quindi necessario – continua il Garante – adottare ogni cautela utile a rendere non identificabile il minore. Tali cautele non avrebbero peraltro alterato il messaggio informativo che il servizio stesso intendeva offrire; d’altra parte, le predette misure avrebbero preservato il minore da possibili condizionamenti negativi derivanti dalla pubblicità data alla propria vicenda familiare”.
Nella nota indirizzata alla Rai, il Garante ha richiamato l’attenzione sui principi esposti (gli stessi evidenziati nell'esposto di Assotutor, interamente accolto dal Garante) invitando la rete televisiva ad assicurare il rispetto e un’adeguata conoscenza presso le diverse testate e redazioni.
La vicenda assume particolare rilievo se si considera che il suddetto gruppo di sostegno era sottoposto a procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Bari e alcuni inquirenti lo avevano definito "psicosetta".
Di tale gruppo parlò molto la trasmissione Mi Manda Rai Tre il 13 Ottobre 2006, suscitando clamore per le testimonianze dei fuoriusciti e per la presenza di un sacerdote.
Di tale gruppo parlò molto la trasmissione Mi Manda Rai Tre il 13 Ottobre 2006, suscitando clamore per le testimonianze dei fuoriusciti e per la presenza di un sacerdote.
Nella sua rubrica "Le ragioni della speranza", Padre Raniero Cantalamessa commentava il Vangelo, e non solo: già in passato aveva dedicato spazio al "gruppo di sostegno" nel corso della trasmissione “A Sua Immagine” del 11 Settembre 2004. Il leader del gruppo, a conclusione del processo penale, è stato condannato per aver promosso e diretto alcune associazioni aventi come reati - fine, truffe e esercizi abusivi della professione di psicologo (Tribunale di Bari 2012, Corte di Appello di Bari 2015, Cassazione 2017).
Della vicenda, in seguito, ha parlato Striscia la Notizia, andando ad intervistare Padre Raniero Cantalamessa circa le attività del controverso gruppo spirituale da lui elogiato nel corso del programma "A Sua Immagine" (vedi video/articolo del 31 Ottobre 2007 in questo sito).
Poi, nella puntata del 24 febbraio 2009, Striscia la Notizia ipotizza che la canzone “Luca era gay” scritta ed interpretata da Giuseppe Povia, seconda classificata al Festival di Sanremo 2009, fosse ispirata proprio all'intervista oggetto del nostro
esposto al Garante, trasmessa nel programma di Rai Uno “A Sua Immagine”, nel quale Luca dichiarava di avere mutato gusti sessuali grazie ad un gruppo di sostegno spirituale. Il cantautore Povia smentì.